A SpazioTeatro tra emigranti e briganti
di Aurelia Arito
su Zoomsud.it
Sono storie di Calabria, storie di briganti, anime ribelli assetate di libertà e giustizia o semplicemente banditi, fuorilegge che delinquono per sfuggire alla fame o ai soprusi dei padroni. Sono frammenti di tante storie – come molteplici sono quelle che riguardano il tema del brigantaggio in Calabria - quelli portate in scena a SpazioTeatro con lo spettacolo “Jennu Brigannu – storie di briganti calabresi” che ci conducono a riflettere sullo ciò che siamo stati, su ciò che siamo e saremo.
Sono chiacchiere da bar, talvolta sconnesse, ironiche o profonde, come fossero brevi flash che restituiscono l'immagine di una Calabria umiliata ed a tinte fosche, quelle dei due protagonisti dello spettacolo, scritto dall'autrice reggina Vincenza Costantino, straordinariamente interpretati da Ernesto Orrico (che ne è anche regista) e Manolo Muoio. Voci polifoniche di tanti uomini le cui storie personali si mescolano con la grande storia dell'Unità d'Italia. Due uomini che dialogano di brigantaggio in Calabria, accennando alle storie di protagonisti più o meno noti dell'epoca combinandoli all'attualità dei nostri tempi.
Sono storie di Calabria, storie di briganti, anime ribelli assetate di libertà e giustizia o semplicemente banditi, fuorilegge che delinquono per sfuggire alla fame o ai soprusi dei padroni. Sono frammenti di tante storie – come molteplici sono quelle che riguardano il tema del brigantaggio in Calabria - quelli portate in scena a SpazioTeatro con lo spettacolo “Jennu Brigannu – storie di briganti calabresi” che ci conducono a riflettere sullo ciò che siamo stati, su ciò che siamo e saremo.
Sono chiacchiere da bar, talvolta sconnesse, ironiche o profonde, come fossero brevi flash che restituiscono l'immagine di una Calabria umiliata ed a tinte fosche, quelle dei due protagonisti dello spettacolo, scritto dall'autrice reggina Vincenza Costantino, straordinariamente interpretati da Ernesto Orrico (che ne è anche regista) e Manolo Muoio. Voci polifoniche di tanti uomini le cui storie personali si mescolano con la grande storia dell'Unità d'Italia. Due uomini che dialogano di brigantaggio in Calabria, accennando alle storie di protagonisti più o meno noti dell'epoca combinandoli all'attualità dei nostri tempi.
Un viaggio che dal racconto di una Calabria «terra traditura», in cui «non ti puoi fidare di nessuno» e la rivoluzione la puoi solo sognare, arriva all'oggi, all'attualità di una nuova politica, di nuovi “traditori” - con tanto di nomi e cognomi dei politici calabresi coinvolti in recenti inchieste - e vecchie e nuove emigrazioni, desideri di fuga dalla fame in un territorio condannato all'isolamento e ancora oggi voglia di rivalsa e affermazione personale. «Dove sono andati tutti?», chiede uno dei protagonisti. Il riferimento è ai tanti calabresi senza Calabria, costretti a «scegliere il destino di andarsene emigranti o restare briganti». Ieri emarginati che hanno lasciato la Calabria per il Canada o l'Argentina per sfuggire alla povertà, oggi sempre più laureati e professionisti alla ricerca di una identità.
Nel testo della Costantino, frutto di un lavoro di ricerca tra fonti storiche, letterarie e racconti familiari, si tratteggia – sospendendo giudizi di valore e mostrando le voci a favore e contro il brigantaggio – la storia di tanti uomini senza nome che hanno scelto di stare fuori dalla legge e farsi briganti «per seguire un sogno, un ideale, per una vendetta, un motivo d'onore, o solo per sfuggire alla fame».
La rappresentazione di “Jennu Brigannu” a SpazioTeatro rappresenta un ritorno nella città dello Stretto, dopo dieci anni dal primo debutto nel 2006 al teatro Siracusa nell'ambito di una rassegna diretta da Gaetano Tramontanta di SpazioTeatro.
Uno spettacolo longevo, che in dieci anni ha girato l'Italia - arrivando anche a New York nell'ambito della rassegna “In Scena! Italian Theater Festival NY” -, cambiando negli anni produzione (associazione culturale “Zahir”) ed il numero degli interpreti (in origine erano quattro), ma mantenendo la forza della riflessione sull'essere calabresi, sulle ragioni di ritardi e peccati originari che ci conduce a riflettere sul presente della Calabria. Racconti che mettono insieme storia e leggenda.
8/ FEBBRAIO 2016
Briganti o eroi popolari? Va in scena “Jennu brigannu”
di Gabriella Lax
su Cronache del Garantista, Reggio Calabria
I briganti, fuorilegge o eroi popolari? Punti di vista, storie di banditi famosi nella Calabria di fine Ottocento e degli anni successivi, e vicende di uomini comuni, imbastarditi dalla miseria, costretti a delinquere. Visioni e racconti spinti fino alla più stringente attualità. “Jennu brigannu” (letteralmente: “andando in giro ad attaccare briga”) va in scena a Spazio Teatro sabato sera (con replica ieri pomeriggio). Lo spettacolo scritto dalla reggina Vincenza Costantino e interpretato da Manolo Muio ed Ernesto Orrico (che ne cura la regia) torna, riproposto in una nuova veste, nella città dello Stretto esattamente dopo dieci anni dal debutto, nella prima versione, al teatro Siracusa, originaria produzione del “Teatro della Ginestra”. Due attori sul palco, al posto dei quattro, ma la storia dell'Italia, la storia dei suoi falsi miti, rimane la stessa. Arricchita, tra italiano e dialetto cosentino, da nuovi particolari, ridisegnata dall'attualità. Due personaggi in cerca di risposte, amici al bar, pronti a convergere con le opinioni o a discutere, anche con le mani in faccia, sempre davanti ad un bicchiere di vino. Profetizzando “Rivoluzioni” che innestano le radici in quelle storiche precedenti, ma che si perdono in chiacchiere da bancone, facendo salti nella storia recente del Meridione. Ilare, a metà tra narrazione, fatti storici e dicerie popolari si snocciola il racconto della Costantino. Fotografia della Calabria, terra d'emigrati e di briganti. Dialoghi incalzanti, nelle vesti divertenti e divertite, che lasciano nell'anima un grande punto interrogativo, sulla natura del ritardo atavico del Sud d'Italia.
L'autrice omaggia la scoperta della cultura calabrese con riferimento a Vincenzo Padula (menzionato in scena) per le due lunghe citazioni di “tradimento e prigione” e l'attualissimo “Strade, autostrade, ponti e infrastrutture”, tratte dalle pagine di “Bruzio”. E poi la storia della brigantessa Marianna Oliverio, omicida che lascia tutto per seguire sulle montagne il marito Pietro, originarie dell'autore Nicola Misasi nelle descrizioni di boschi e paesaggi, così come le voci “contro” il brigante Giuseppe Musolino tratte da “Il gran bosco d'Italia” e “In magna Sila”. Tra le fonti storiche, il riferimento a Garibaldi è tratto da un'interpellanza parlamentare di angelo Manna del 4 marzo 1991. “Un teatro di repertorio – precisa a fine spettacolo, nel dialogo col pubblico, Orrico – un teatro che ci fa divertire ancora,per questo lo riproponiamo”.
E' Aldo Valenti il fotografo protagonista de “Linee d'entrata”, una serie di esposizioni fotografiche in concomitanza con le date della stagione teatrale, presentate all'ingresso della sala Spazio Teatro. Valenti con le immagini di “Richiami di memoria” ed il suo studio su “Le serve”, uno spettacolo che Spazio Teatro ha ospitato sette anni fa, nel marzo del 2009 la Compagnia del Teatro Argomm di Milano guidata da Francesco Mazza giunge a SpazioTeatro ospite della rassegna “Zattere”.
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I 10 anni di “Jennu brigannu”: la forza di un testo e di una messa in scena
di Paola Abenavoli
su Cultural life
Dalla storia all’oggi: un percorso che ogni opera d’arte dovrebbe compiere – o aiutare a compiere – per guardare il presente nel tentativo di comprenderlo.
Dalla storia – e i racconti – del brigantaggio, dalla storia della Calabria di ieri, a quella di oggi. Da un’emigrazione fondata sulla fuga per paura o per miseria, a quella di oggi, fondata forse sulla speranza, sulla voglia di emergere: ma, alla fine, per tutti, quella terra sembra lontana, e quelle case, per la cui costruzione si è lavorato e combattuto, sembrano solo sfondi di bellissimi e tormentati luoghi.
“Jennu brigannu”, a dieci anni esatti dalla prima rappresentazione in riva allo Stretto, è diventato, nel tempo, qualcosa di più di uno spettacolo teatrale: è un viaggio nell’intimo del calabrese, del suo essere, di una terra, di un popolo; un viaggio che si alimenta, si evolve, assume ulteriormente un valore importante, tra memoria, testimonianza e riflessione. Il testo di Vincenza Costantino evidenzia sempre più la sua capacità di essere universale, per il suo saper fotografare anche l’oggi, attraverso un rimando tra situazioni contemporanee e storia (in un’indagine “delle cause esistenziali – come afferma, nell’introduzione al testo, Natale Filice – del continuum della calabresità”, secondo un criterio in cui un tempo, appunto, si frappone all’altro, e, dunque, “non vi è passato da cui trarre insegnamento nè futuro su cui investire nel presente”). E, in questo, la nuova versione scenica firmata da Ernesto Orrico e andata in scena nell’ambito della stagione di SpazioTeatro (che proprio dieci anni fa aveva ospitato la prima dello spettacolo) gioca un ruolo importante nel dare ulteriore linfa ad una riflessione che gioca anche con il sorriso e la risata amara, che sottendono una drammaturgia poetica e profonda. Proprio il rimando continuo tra passato e presente (e quello tra dialetto e lingua) che i due attori (lo stesso Orrico e Manolo Muoio) compiono, trasformandosi da briganti che narrano la loro storia o quelle di altri personaggi dell’epoca, in uomini del presente alla ricerca di una identità, diventa il punto attorno al quale si snoda, sul palcoscenico, lo spettacolo: brevi racconti, brevi scene, dialoghi intensi, ricchi ma mai verbosi, danno ritmo e coinvolgimento, così come le straordinarie interpretazioni di Orrico e Muoio, calati dentro i personaggi senza mai soverchiarli, ma incarnandoli con quella completezza e naturalezza che è propria di chi ha costruito negli anni i personaggi stessi. E’ un viaggio, quello di “Jennu brigannu” e degli spettatori, che scorre ma non passa via; che attraversa chi lo ascolta; che, tra un sorriso e una scoperta, induce a guardare dentro e attorno a noi. Induce a chiederci, come fanno i due protagonisti sul finale, dove siano andati tutti, cosa sia rimasto della Calabria, se il suo cuore sia ancora tra le case vuote, se la terra si sia “dimenticata di essere terra”.